LA CONTRADA SAMO HA VINTO IL PALIO DEL
20 MAGGIO MMXVIII

Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Domenica 18 marzo 2018. Pagina XVII

Speciale Palio Fucecchio - I PREPARATIVI

Palio, si dimette Billi e arriva Cannella

Il presidente lascia per motivi professionali, il sindaco: «Scelto il vicepresidente dopo aver consultato tutte le contrade».

Servizio di
Marco Sabia


FUCECCHIO - Cambio alla guida dell'associazione Palio delle Contrade città di Fucecchio: l'avvocato Massimo Billi , alla guida dal 2009, ha infatti passato il testimone al consigliere Nicolò Luca Cannella , nel cda del Palio, nonchè vicepresidente dell'associazione stessa.
Nicolò Luca Cannella, nato a san Miniato il 21-V-1974, ha alle spalle un passato come amministratore essendo stato assessore del Comune di Fucecchio per due legislature: dal 2004 al 2009 occupandosi di politiche giovanili, polizia municipale e viabilità dal 2009 al 2014 con deleghe a opere pubbliche, manutenzioni, patrimonio e protezione civile. E proprio durante il suo secondo mandato che ha iniziato a seguire da vicino l'organizzazione della corsa occupandosi della Buca e della pista grazie alla delega alle manutenzioni.
Adesso, dopo quasi 4 anni nel cda dell'associazione, assume le carica di presidente. Billi, però non lascia il CdA dell'Associazione e farà il consigliere semplice, per quanto la sua esperienza continuerà ad essere un importante valore per tutto il gruppo che si occupa dell'organizzazione della più importante manifestazione di Fucecchio. Il passaggio di testimone è stato comunicato alle contrade nella serata di martedì, in un incontro fra CdA dell'associazione, sindaco e presidenti. Si tratta sicuramente di un colpo di scena a poco più di due mesi dal Palio del 20 maggio 2018. Un colpo di scena, tuttavia, all'insegna della continuità, visto che Cannella è una scelta interna. Il nuovo presidente ha intenzione di proseguire sul solco tracciato dal predecessore:«Intendo proseguire sul cammino tracciato da Massimo Billi e portare avanti questa importantissima manifestazione sempre di concerto con i presidenti delle Contrade. Siamo tutti impegnati sul prossimo Palio e sui tanti eventi che lo precederanno a partire dalle prossime corse di primavera». La scelta del nuovo presidente l'ha presa il sindaco Spinelli che dice:«Dopo un colloquio con il presidente Billi nel quale ho appreso la sua volontà di procedere ad un avvicendamento alla presidenza per motivi professionali, ho voluto condividere con i presidenti delle contrade e con tutto il CdA la scelta del nuovo presidente, anche se il compito di nomina spetta al sindaco. Sulla figura del vicepresidente Nicolò Cannella ho raccolto pareri positivi da parte di tutti e quindi mi è sembrato naturale andare verso questa decisione. Il cambio di comando non modifica in alcun modo le strategie».



La Nazione - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Domenica 18 marzo 2018. Pagina

Speciale Palio Fucecchio - IN ATTESA DEL PALIO

Palio, Cannella sale alla presidenza

Billi lascia per impegni professionali

Il sindaco Spinelli ha deciso dopo aver sentito le contrade e il CdA

Servizio di
Non firmato


FUCECCHIO - Vento di importanti novità: dopo 8 anni e 6 mesi al vertice del CdA dell'associazione Palio di Fucecchio l'avvocato Massimo Billi lascia l'incarico per impegni professionali. Così il Palio di Fucecchio ha una nuova guida nominata dal sindaco Alessio Spinelli . Sarà Nicolò Luca Cannella, membro del CdA e vicepresidente dell'associazione dal 2014, a prendere le redini della manifestazione più sentita in città. L'esperienza e l'attaccamento alla tradizione di Massimo Billi non mancheranno poiché il suo impegno sarà comunque di rimanere nel CdA fornendo il suo prezioso contributo maturato grazie agli anni dedicati, prima come assessore al palio per cinque anni e prima ancora nel consiglio dei probiviri e poi come presidente. Nicolò Luca Cannella, nato a San Miniato il 21 maggio 1974, vanta anche lui un passato come amministratore essendo stato assessore del Comune di Fucecchio per due legislature: 2004 al 2009 si è occupato di politiche giovanili, polizia municipale e viabilità, dal 2009 al 2014 con le deleghe a opere pubbliche e manutenzioni. E proprio durante il suo secondo mandato che ha iniziato a seguire da vicino l'organizzazione della corsa occupandosi della Buca e della pista grazie alla delega alle manutenzioni. «Intendo proseguire sul cammino tracciato da Massimo Billi e portare avanti questa importantissima manifestazione sempre di concerto con i presidenti delle Contrade, Dichiara Cannella. Siamo tutti impegnati Siamo tutti impegnati sul prossimo Palio e sui tanti eventi che lo precederanno a partire dalle prossime corse di primavera». «Dopo un lungo colloquio con il presidente Massimo Billi nel quale ho appreso la sua volontà di procedere a un avvicendamento nella carica per motivi professionali, spiega il sindaco Spinelli , ho voluto condividere con i presidenti delle Contrade e con tutto il CdA la scelta del nuovo presidente, anche se il compito di nomina spetta al sindaco. Sulla figura del vicepresidente Nicolò Cannella ho raccolto pareri positivi da parte di tutti. Il cambio di comando non modifica in alcun modo le strategie e gli obiettivi condivisi con le Contrade per l'edizione del Palio 2018. La squadra al lavoro rimane la stessa e ben concentrata per le prossime corse di primavera che si correranno il 2 e il 29 aprile».



Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Lunedì 21 maggio 2018. Pagina XIV

Speciale Palio Fucecchio - Il La gioia incontenibile

Samo sul trono con Quang King

Il Palio è ROSSOBLU

Le due coppie di rivali litigano tra loro e Pusceddu domina la finale

Colpi di scena a raffica: il cavallo di Torre escluso perchè troppo agitato tra i canapi. Risse sugli spalti e scintille anche in pista

Servizio di
Marco Sabia


FUCECCHIO - Quando si deve eleggere un nuovo pontefice, si dice che il cardinale favorito al soglio pontificio entra in conclave Papa e poi esce... cardinale. Ma nel Palio di ieri, invece, chi doveva diventare Papa lo è diventato davvero. O meglio, è diventato Re della Buca, prendendo spunto dal suo nome. Quan King, un "grigione" potentissimo, montato con malizia e destrezza da Valter Pusceddu, detto "Bighino" ha regalato una vittoria incredibile al popolo di Samo (la seconda della sua storia), al termine di una giornata bagnata dalla pioggia battente e rovinata in parte da chi si è picchiato dentro e fuori dalla Buca. Una giornata in chiaroscuro, complicata dall'inizio alla fine. Il mossiere Renato Bircolotti , per usare un'espressione tipicamente toscana "ha asciugato un bel bucato", nel senso che se l'è cavata in maniera più discreta, viste le condizioni di partenza. Ma andiamo per gradi, perché la cronaca ha regalato colpi di scena a ripetizione.

L'esclusione di Resta.
La prima notizia è arrivata prima che i cavalli iniziassero a correre: il cavallo di Torre, Resta, che non ne voleva sapere di stare fra i canapi, ad un certo punto è stato escluso dagli organizzatori, dopo aver sentito la commissione veterinaria, per la "salvaguardia della salute animale". Una decisione arrivata dopo mezzora di tentativi e dopo che Bircolotti aveva richiamato più volte il CdA dell'associazione a fare qualcosa. Va da sé che la decisione di eliminare Resta dalla contesa ha fatto imbufalire i vertici della Contrada, a partire dalla capitana Denise Cei , che non le ha mandate a dire a nessuno. A Resta, al fantino Adrian Topalli e al gruppo stalla della contrada è stato poi concesso un giro di pista fra gli applausi. Un cavallo che aveva iniziato a fare "le bizze" già dalla seconda prova obbligatoria del venerdì, mentre era apparso tranquillo il giorno prima e nelle corse fatte in precedenza a Fucecchio. Un cavallo che, a quanto è emerso, era stato votato da tutti i capitani, al momento di scegliere i dodici cavalli per la tratta. Ad uscire in batteria è stata la Querciola, che aveva il cavallo meno forte (Contestetou con Andrea Coghe ): una batteria quasi a senso unico, che ha regalato la finale a san Pierino, ( Simone Meru su Red Riu ), Samo ( Valter Pusceddu e Quan King ), Borgonovo ( Simone Fenu e Pressing de Mores ) e Porta Bernarda ( Alberto Ricceri e Farfadet du pecos ).

Momenti di tensione.
La seconda batteria sarebbe stata più complicata anche senza quello che poi è successo: un cavallo favorito, quello di Ferruzza, poi tutte le altre a contendersi un posto in finale. Già la sorte manda Cappiano di rincorsa, mentre fra i canapi ci sono Porta Raimonda, Sant'Andrea, Massarella, Ferruzza e Botteghe. Due mosse false e Botteghe ( Andrea Mari su Uired ), spesso fuori posizione. Poi Cappiano entra e succede il finimondo: il fantino calligiano Luigi Bruschelli (su Brigantes) inizia un lungo scambio di frustate con quello di Ferruzza Carlo Sanna che montava Unico de Aighenta , il favorito numero uno. Così facendo le due contrade perdono il passo e anche l'accesso alla finale. A godere sono Sant'Andrea ( Gavino Sanna su Ungaros ), Botteghe ( Andrea Mari su Ungaros ), Massarella ( Giuseppe Zedde su Quarzo blu ) e Porta Raimonda ( Jonatan Bartoletti su Tidoc ). Ma questa batteria ha regalato purtroppo anche un brutto epilogo, per le botte fra Ferruzza e Cappiano e la zuffa fra Botteghe e Borgonovo.

L'arrivo del Re Quan.
Come se ne era andata, la pioggia è poi ritornata, a infradiciare completamente gli otto cavalli e fantini ancora in lizza. Ecco l'ordine di ingresso ai canapi: Porta Raimonda, San Pierino, Samo, Botteghe, Borgonovo, Sant'Andrea, Porta Bernarda e Massarella di rincorsa. Tre le criticità: la vicinanza fra Botteghe e Borgonovo, il muso a muso fra i fantini delle due Porte e i calci tirati dal cavallo di Raimonda che ad un certo punto Bircolotti chiede (inutilmente) di spostare. Quattro partenze false, poi il mossiere la dà buona e Samo inizia la sua corsa verso il Paradiso; due giri praticamente sempre in testa, insidiato soltanto da un'arcigna Sant'Andrea, che però alla fine si deve arrendere. Dietro Massarella, San Pierino, Porta Raimonda, Borgonovo, Botteghe e Porta Bernarda. Se i contradaioli di Samo dovessero descrivere la giornata, potrebbero prendere un pezzo dei Thegiornalisti, che fa "Sei il finale migliore di tutti i film che possiamo guardare". D'altronde un Palio vinto così di "prepotenza" non si vede nemmeno al cinema.


Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Lunedì 21 maggio 2018. Pagina XIV

Speciale Palio Fucecchio - La carriera

La presidente Cespoli: «Valter straordinario»

E capitan Falce dedica la vittoria alla sorella e alla mamma che aveva scelto come fortunello

Servizio di
Marco Sabia


FUCECCHIO - Le facce della vittoria. Monica Cespoli, è da ieri la donna più vincente della storia del Palio di Fucecchio: è l'unica esponente del genere femminile ad aver vinto il cencio per due volte da presidente, nel 2011 con Simone Mereu e Narcisco e ieri sera. Solo Tonella Cenci (Porta Raimonda) e Jenny Boccongelli (Sant'Andrea) ci sono riuscite, però una volta a testa.
Alla fine la presidente di lungo corso non ce la fa nemmeno a parlare e viene sommersa da cori e abbracci del suo popolo. Poche le parole che riesce a dire, prima di essere "presa in ostaggio" dai suoi contradaioli:«Un bellissimo Palio, dominato in tutto e per tutto. Il cavallo era forte, si sapeva, Valter come sempre è partito... e alla fine è arrivato alla grande. Mancava unico de Aighenta i finale, quindi a quel punto c'era solo Quan King con le carte in regola per vincere».
Ma il primo artefice della vittoria è il giovane capitano Eros Falce che ha trovato la monta giusta per un cavallo potente, quel Valter Pusceddu osannato e portato in trionfo da un popolo intero. Falce è un capitano spesso timido davanti alle telecamere ma che alla fine si è sciolto, dedicando la vittoria alla sorella ilaria e alla Mamma Maria. Mamma che, oltretutto, proprio Falce aveva scelto come fortunello, cioè come colei che sarebbe andata a prendere il cavallo in sorte.
Questa, vittoria, insomma, la famiglia Falce non se la dimenticherà mai:«È stato un grande Palio, che potevemo vincere solo così, cioè andando in testa. Perché con questa pioggia se non vai in testa probabilmente non lo vinci mai».
Un Palio simile a quello del 2012, quando sotto il diluvio Sant'Andrea andò in testa e non lasciò mai il comando delle operazioni. Ma a chi va il merito maggiore di questa vittoria? «È stato tutto un insieme: abbiamo avuto un cavallo che io desideravo, insieme ad un altro. Che dire: grande Valter, grande Quan King, grande Samo abbiamo vinto alla grande!»


Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Lunedì 21 maggio 2018. Pagina XV

Speciale Palio Fucecchio - La carriera

Tensione alle stelle »» Tafferugli con feriti

Ombrellate, calci e pugni scene da saloon in Buca

I contradaioli di Ferruzza inseguono il fantino di Cappiano, faccia a faccia Botteghe-Borgonovo, rissa dentro e fuori l'ex cava tra Bernarda e Raimonda

Servizio di
Marco Sabia


FUCECCHIO - Il Palio ha delle regole non scritte, che non è saggio superare. Ieri, tuttavia, queste regole sono state superate a più riprese. Sono volati calci, pugni e ombrellate fra contradaioli, oltre che pezzi di terra nei confronti del fantino di Cappiano Luigi Bruschelli.
Una gionata dove la tensione è cresciuta col passare dei minuti (e con l'aumentare della pioggia), con i carabinieri e gli steward che sono intervenuti a più riprese per riportare la calma. Alla fine il bilancio è di diversi contusi.
Il primo episodio si è verificato al termine della seconda batteria: i contradaioli di Ferruzza, imbufaliti per l'atteggiamento di ostruzione (per usare un eufemismo) del fantino rivale, al termine della corsa hanno provato a raggiungerlo, e ci sono riusciti mentre era ancora sul cavallo in pista, sul rettilineo opposto ripetto a quello dell'arrivo: sono volati anche pezzi di terra nei suoi confronti, con il rischio di provocare anche la reazione di Brigantes.
Va da sé che poi bianconeri e calligiani, intervenuti per difendere "trecciolino" sono venuti a contatto e qualcuno ne ha fatte le spese, rimanendo ferito. Una rissa da saloon che è andata avanti per alcuni minuti, con persone di tutte le età coinvolte.
Nel frattempo, dall'altra parte, Botteghe e Borgonovo, rivali e "confinanti" in Buca d'Andrea, hanno concesso un bis non richiesto, seppur in tono minore. Sono state più le grida e le offese che il resto, però anche qui si sono respirati di grandissima tensione, fino all'intervento del servizio d'ordine che, con il supporto di alcuni contradaioli, ha sedato gli animi.
Ma le botte non sono finite nemmeno al termine del Palio, proprio mentre il popolo di Samo stava portando in trionfo il suo eroe, Bighino: stavolta le "protagoniste" in negativo sono state Porta Bernarda e Porta Raimonda, prima dentro e poi fuori dalla Buca: anche in questo caso un paio di contradaioli sono rimasti feriti al volto.
Un clima di tensione che non si vedeva da tempo, per fortuna. Ma che, purtroppo, ha finito per macchiare quella che è senza ombra di dubbio la giornata più attesa dell'anno da parte di tutti e dodici popoli del Palio di Fucecchio.
C'è chi dice che "anche questo è Palio", ma qui il confine è veramente labile e ci vuone un attimo per macchiare una giornata che vuole essere una festa, almeno in partenza.
L'organizzazione e le contrade avranno tutto il tempo per riflettere e prendere eventualmente provvedimenti.


Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Martedì 22 maggio 2018. Pagina XVI

Speciale Palio Fucecchio - VOTI AL PALIO

Troppi infiltrati e il CdA finisce dietro la lavagna

La sicurezza va migliorata dentro e fuori dalla Buca e quei (pochi) esagitati devono essere isolati

Tra le contrade bocciate: Ferruzza e Bernarda
promosse a pieni voti: Sant'Andrea e Massarella oltre alla regina rossoblù

Servizio di
LE PAGELLE
di Marco Sabia

BORGONOVO - Voto 6 Tra le favorite col cavallo Pressing de Mores, alla fine rimane incastrata nei giochi tra rivali. Grande prima batteria, in finale non riesce ad esprimersi e conclude nelle retrovie. Complessivamente il debuttante Simone Fenu non si fa sovrastare dall'esperto rivale Andrea Mari.

BOTTEGHE - Voto 6,5 Mezzo voto in più rispetto alla nemica perché si qualifica in una batteria più difficile e perché ha un cavallo - sulla carta - peggiore. Non ha ambizioni di vittoria e la prima preoccupazione è che non vinca Borgonovo. Evita la purga un'altra volta.

CAPPIANO - Voto 7 Un voto che farà discutere e che riguarda soltanto la condotta paliesca del fantino Bruschelli. Doveva fermare l'avversaria e l'ha fatto, per cui a Cappiano sono più che soddisfatti. Certo vedere Bruschelli prendere per le redini un cavallo in un Palio come questo è qualcosa di inedito. Ora incombe il rischio squalifica.

FERRUZZA - Voto 5,5 La valutazione più difficile da dare: cosa avrebbe potuto fare in più la contrada per non finire "prigioniera" dei giochi di Cappiano? In contrada c'è tantissima rabbia e delusione, per un palio praticamente non corso. E intanto il prossimo anno saranno trentotto (38) anni dalla prima e unica vittoria. Serve spezzare questo maledetto tabù, così da liberare una gioia troppo a lungo repressa.

MASSARELLA - Voto 7,5 Come sempre, verrebbe da dire. Si gioca un palio che sembrava perso in partenza, grazie all'accoppiata Gingillo-Quarzo blu. Alla fine arriva terza, dimostrando di avere ogni anno le carte in regola per andarsela a giocare fino in fondo. Ennesima conferma.

PORTA BERNARDA - Voto 5,5 Complessivamente esce battuta nel confronto con la rivale Porta Raimonda, la quale sfrutta l'imponenza del proprio cavallo per schiacciare quasi allo steccato il più piccolo Farfadet du Pecos. Praticamente non disputa la finale, proprio per l'azione di disturbo della nemica. Un peccato per i rossoneri, visto che il cavallo era dato in grande ascesa.

PORTA RAIMONDA - Voto 7 Bartoletti in versione "mastino", frusta e spinge quasi fuori la rivale, arrivandogli anche davanti nell'ordine d'arrivo. il cavallo Tidoc scalcia ripetutamente fra i canapi e per fortuna non colpisce nessuno, risparmiando gravi conseguanze a fantini e cavalli. La capitana evita la purga alla grande.

QUERCIOLA - Voto 5,5 Colpe poche alla fine: capita nella batteria dove ci sono quattro cavalli più forti, ci prova ma non riesce a guadagnare l'accesso alla finale. Contestetou non poteva fare di più, così come il fantino Andrea Coghe. Senza infamia e senza lode, ci riproveranno sicuramente, magari con un pò di più fortuna la sera della tratta.

SAMO - Voto 10 Palio vinto di prepotenza, sconfiggendo anche la pioggia battente. Favoriti alla vigilia, confermano i pronostici, che non è mai semplice nel Palio. Menzione d'onore per la coppia Pusceddu-Quan king, la meglio assortita di tutto il lotto. Se fosse uno striscione, sarebbe "Samo a due".

SAN PIERINO - Voto 6,5 È la Contrada più sfortunata, escludendo Torre. Va in finale tenendo il motore al minimo, poi si trova davanti le due Porte che litigano e perde un'infinità di tempi di galoppo, compromettendo la sua corsa. Peccato, perché Red Riu era in grande forma.

SANT'ANDREA - Voto 9 Una contrada, una certezza: anche con un cavallo poco "chiacchierato", per poco non vince il Palio. Da quella stalla il cavallo esce sempre più rispetto a come vi era entrato. È questo il valore aggiunto di un gruppo che dice sempre la sua quando c'è da fare la voce grossa.

TORRE - Voto 7 Se si parlasse solo della corsa, sarebbe Senza Voto. Però la contrada accetta - anche se non di buon grado - la decisione di escludere il cavallo Resta dalla corsa, per la "salvaguardia della salute animale". Avrebbe potuto mettere in scena proteste eclatanti, ma ha evitato. Topalli esce dalla Buca in lacrime, sconsolato dopo aver provato in ogni modo a "domare" Resta.

I PICCHIATORI - Voto 0 Nel Palio bisogna prendere una decisione, perché non è possibile permettere a persone estranee al mondo paliesco fucecchiese di venire in Buca a trasformarla in un ring, anzi in un saloon.

IL CDA - ORGANIZZAZIONE - Voto 5 Dispiace dare un voto del genere, perché si tratta di persone che lo fanno per volontariato e non prendono un becco di quattrino. E anche perché tutte le manifestazioni collaterali erano andate più che bene. Però siamo nel 2018 e il problema principale non può essere rappresentato da giornalisti e fotografi che raccontano ciò che accade. E che in alcuni casi, nei momenti più "caldi", mentre cercavano di documentare una delle risse, sono stati "placati" dagli organizzatori. Fare "cronaca" significa descrivere ciò che succede, nel bene e nel male. Le immagini sono una conseguenza di ciò che avviene dall'altra parte della macchina fotografica. E serve per forza una stratta sui pass, così come il servizio d'ordine deve essere potenziato: in più occasioni domenica, l'intervento è arrivato soltanto dopo la richiesta del CdA dell'associazione Palio all'altoparlante. Una scelta che deve essere fatta dall'alto, per salvaguardare l'immagine della manifestazione messa a rischio da una sparuta minoranza.

IL MOSSIERE BIRCOLOTTI - Voto 7,5 Come sempre, gli capita un Palio bello complicato. Ma stavolta ne esce alla grande, dando mosse più che accettabili. Si arrabbia col consiglio d'amministrazione, chiedendo interventi risolutori sulla questione del cavallo Resta. Riesce a non essere protagonista, che è il massimo per uno che fa il mossiere, l'arbitro del Palio. Un ritorno degno di nota.



Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio
Fucecchio lì, Martedì 22 maggio 2018. Pagina XV
Speciale Palio Fucecchio - DOPO PALIO

In cinque all'ospedale, possibili strascichi giudiziari

E intanto Cappiano rischia la squalifica

Servizio di
Marco Sabia

FUCECCHIO - Sarà un post Palio foriero di sanzioni, per quanto accaduto dentro e fuori dalla Buca. Cappiano rischia la squalifica, perché il suo fantino Luigi Bruschelli ha preso per le briglie l'avversario di ferruzza Carlo Sanna . Va da sé che anche i fantini potranno essere destinatari di provvedimenti più o meno pesanti, a partire dallo stesso Bruschelli. Che, però, ha cinquant'anni e una squalifica pluriennale non gli cambia la vita, soprattutto in una corsa nella quale non ha mai avuto avere ambizioni di affermarsi (a differenza di Siena).
A livello di sanzioni per la condotta paliesca probabilmente i provvedimenti - almeno più rilevanti - si fermano qui.
Discorso diverso per i tafferugli e le risse fra contrade: Ferruzza ha invaso la pista nel tentativo di andare a prendere Bruschelli, poi si è scatenato il finimondo e sono volati calci ed ombrellate.
Il CdA dell'associazione Palio potrebbe comminare ammonizioni e multe, nei prossimi mesi. E lo stesso discorso vale per le botte fra le due Porte a fine corsa, dentro e fuori. Il CdA farà le sue valutazioni, sanzionerà chi di dovere e poi i soggetti coinvolti avranno la possibilità di fare il ricorso al collegio dei probiviri, un gruppo di personalità esterne al Palio chiamate a giudicare se le sanzioni sono congrue con quanto scritto sul regolamento.
Ma non finisce qui: in seguito alle risse cinque persone sono finite al pronto soccorso, più altri contusi medicati sul posto.
Anche alla luce di questo bilancio, non è da escludesi che le forze dell'ordine chiedano agli organizzatori le immagini ufficiali in loro possesso. Questo per eventuali indagini atte a ricostruire l'accaduto.



Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio
Fucecchio lì, Martedì 22 maggio 2018. Pagina XV
Speciale Palio Fucecchio - DOPO PALIO

Il Trionfo del Leone Rampante

«Ho mantenuto la promessa al popolo di Samo»

Il fantino Pusceddu rivela: ai ragazzi avevo detto che non avrei fatto sconti a nessuno

FUCECCHIO - «Ai ragazzi di contrada glielo avevo detto che non avrei fatto sconti a nessuno, che avrei provato a vincere. E così è stato». Valter Pusceddu detto Bighino (soprannome "senese" per la corporatura minuta e la giovane età al momento del debutto in piazza del Campo) è uno dei due eroi della vittoria di Samo, insieme al cavallo grigio Quan King . Un Pusceddu raggiante per una vittoria a cui ha creduto tantissimo: «C'erano tre cavalli che mi piacevano, cioè Pressing de Mores , Unico de Aighenta , e Quan King: i primi due sono andati alle rivali, io invece ho scelto Samo, una contrada con cui ho un bel rapporto da anni, per provare a sfruttare i benefici dell'assenza della rivale». Una corsa prima gestita e poi dominata: «Nella batteria da 5 ho gestito il cavallo, l'ho risparmiato. Poi in finale ho dato tutto: il partire davanti in un Palio bagnato è decisivo, perché alla fine soltanto una contrada come sant'Andrea - che è sempre protagonista - è riuscita a risalire. Poi con un cavallo così ben tenuto e allenato alla fine è tutto più facile». Infine un pensiero per la contrada: «È una piccola contrada, ma destinata a crescere tanto. E una vittoria come questa non può che fargli bene per diventare sempre più grande. Siamo stati bravi ad essere protagonisti quando la sorte ci ha dato la possibilità. È un regalo per chi si è impegnato tutto l'anno per mandare avanti la contrada». E la notte della seconda vittoria della storia del Leone Rampante (simbolo del Samo) è finita coi fuochi d'artificio, improvvisati sul momento. Non prima di aver fatto visita alla piccola chiesa della contrada - che si trova all'incrocio di via Fucecchiello - e di aver cenato tutti assieme, ancora "ebbri" di gioia per quanto accaduto poche decine di minuti prima. Monica Cespoli è arrivata in contrada relativamente tardi, perché insieme al capitano Eros Falce era ancora in Buca per i prelievi anti-doping che vengono fatti ai cavalli dopo la corsa. Il primo pensiero è andato a tutta la contrada: «Dedico la vittoria a tutto il nostro popolo, abbiamo passato un pò di anni difficili e ci voleva una vittoria così. È la dimostrazione che tutti uniti si fanno grandi cose». Sulla cena della vittoria: «Credo il 23 giugno, ma dipende dalla disponibilità di Valter e anche da quella di Quan King, che vorremmo avere nostro ospite. In alternativa valuteremo una data subito dopo il Palio di Siena del 2 luglio».


Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio
Fucecchio lì, Martedì 22 maggio 2018. Pagina XVII
Speciale Palio Fucecchio - DOPO PALIO

Le impressioni dal verrocchio

«Me la sono cavata in un contesto difficile»

FUCECCHIO - Renato Bircolotti è sempre stato un mossiere da "pane al pane, vino al vino". Uno che - se deve dire una cosa - la dice papale papale. Anche stavolta si è trovato davanti un Palio bello tosto, ma mettendoci molta autorità si è fatto valere: «È stato difficile, per tutta una serie di fattori, pioggia compresa. Ma credo di aver fatto una prestazione più che sufficiente, dando a tutte le contrade la possibilità di partire. Poi quello che succede dopo non è più affar mio. È andata bene, forse qualcuno mi ha guardato da lassù. In quella situazione sinceramente non potevo sbagliare una virgola. Ho avuto paura soltanto quando in finale Porta Bernarda e Porta Raimonda sono venute a contatto».
Bircolotti, però, ha vissuto momenti molto intensi, soprattutto nella prima batteria. Ha chiesto più volte al CdA di sentire la commissione veterinaria e di prendere una decisione sul destino del cavallo di Torre: «Non era una decisione che spetta al mossiere, per cui mi sono fatto sentire con forza, perché il mio ruolo non è quello di parafulmine del Palio. Sono contento del rispetto che i fantini mi hanno dato e che avevo chiesto loro. Certo, hanno fatto i loro giochi, ma questo fa parte della corsa. Io ci ho messo tutta la determinazione che potevo». Prossimo appuntamento ad Asti a settembre, per il Palio.
Una curiosità: chi ha incontrato Bircolotti nei giorni del Palio avrà notato che era accompagnato da due persone. C'era l'amico e mossiere Davide Busatti e poi c'era un'altra persona. Che non è altro che il prete della parrocchia di san Lorenzo a Cortona dove vive Bircolotti, Don Aime Stanislas , un omone di 39 anni originario del Benin, appassionato di cavalli ed ex pugile. D'altronde Bircolotti è un uomo dalle mille passioni, tra cui c'è anche quella per il canto religioso. Non male, per un 52enne che in gioventù aveva partecipato come concorrente (insieme alla moglie Katia Isolani ) anche a Tira e Molla, il quiz di Paolo Bonolis cult di fine anni novanta.


Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio
Fucecchio lì, Martedì 22 maggio 2018. Pagina XVII
Speciale Palio Fucecchio - DOPO PALIO

La rabbia di Torre

«l cavallo non andava né portato né preso»

FUCECCHIO - «Se si vuole che il Palio diventi sempre più professionale, si deve stare attenti ad ogni particolare, a tutti i livelli. Perché se poi succede qualcosa di grave si smette di farlo, il Palio». Romano Benericetti . è il presidente della contrada Torre, che è stata esclusa dalla corsa per le intemperanze del cavallo Resta.
Una decisione accettata dalla contrada, che però è rimasta estremamente delusa da ciò che è avvenuto: «Bisogna - continua - fare un ragionamento su più livelli: il proprietario di Resta (il fantino Giuseppe Zedde , ndc), che è colui che lo conosce meglio, doveva evitare di portarlo, per rispetto del Palio, del cavallo e della Contrada a cui poteva capitare in sorte; poi anche la commissione veterinaria doveva far qualcosa, in sede di previsite; e anche i capitani, che hanno votato tutti per Resta, dovevano trovare un accordo diverso. Stavolta è toccato alla Torre, la prossima volta può toccare a chiunque altro. Noi siamo entrati in Buca già sapendo che probabilmente non avremmo corso. E non è bello per nessuno, a partire dal cavallo». Benericetti, inoltre, ha spiegato che la Contrada ha provato in tutti i modi ad "insegnare" a Resta a "fidarsi" del canape: «Sabato ci siamo stati un giorno intero: abbiamo ricreato un sistema di mossa, poi abbiamo fatto entrare Resta da solo fra i canapi, ricostruendo il rumore che ci può essere in Buca. Il cavallo da solo, non dava nessun segno; poi, facendo entrare altri cavalli, iniziava a sudare e a non volerci stare più. Ha il panico ad entrare fra i canapi insieme ad altri animali». Da capire come mai Resta non aveva dato segnali nel primo giorno di prove (il giovedì), mentre dal venerdì la musica è completamente cambiata. Un cavallo che anche alle ultime corse di primavera era stato più o meno tranquillo e si era piazzato ai primi posti. La sua "trasformazione" da dottor Jekyll a Mister Hide ha poi scombussolato i piani della contrada, che ha saltato il suo secondo Palio in tre anni (il primo per squalifica).


Il Tirreno - Cronaca di Fucecchio
Fucecchio lì, Martedì 23 maggio 2018. Pagina XIII

Speciale Palio Fucecchio - DOPO LA CORSA »» LE POLEMICHE

Palio, botte nella buca la città si è spaccata

C'è il partito favorevole a provvedimenti da prendere e altri che minimizzano.
E intanto oggi è attesa una presa di posizione da parte degli organizzatori

FUCECCHIO - La città di Fucecchio è divisa, dopo un Palio che è stato più nervoso del solito. Tre distinte risse hanno "animato" una giornata che nasce di festa, dove dovrebbe essere la manifestazione a trionfare sopra ogni altra cosa. Tutto ruota attorno alla frase "Anche questo è Palio", spesso usata per giustificare quando si supera un certo limite. C'è uno zoccolo duro, in città che la pensa così, ma ce n'è anche un altro che è uscito dalla Buca a dir poco amareggiato per quanto avvenuto. Perché assistere a così tante "litigate" fra contrade rivali non si era mai visto. Se poi ci si aggiunge che al seguito di questo o quello ci sono delle "scorte", la frittata è fatta. Perché una certa mentalità paliesca può accettare che tre persone pestino un uomo a terra, dopo averlo colpito in precedenza. I "fronteggiamenti" fanno parte (purtroppo o per fortuna) delle dinamiche paliesche (si veda Siena), ma quest'anno a Fucecchio si è andati oltre, soprattutto nel post finale. Il CdA della Associazione Palio farà le sue valutazoni, le forze dell'ordine pure: a breve è attesa una presa di posizione proprio dell'associazione, concordata con le contrade. Non potranno, gli organizzatori, esimersi dall'analizzare ciò che è accaduto e dal proporre soluzioni alle criticità che si sono manifestate, in maniera inaspettata. D'altronde la città veniva da due Palii tranquilli, dove tutto era filato liscio. E anche nel 2015, quando Torre "scese" Massarella, non si registrò assolutamente la stessa tensione, anche se i massigiani non erano esattamente felici. Ci fu un parapiglia, ma non incontrollabile come domenica scorsa. Perché il "dogma" - rappresentato dalla frase "anche questo è Palio" - non è da tutti condiviso. In città non si fa altro che parlare di questo e sarà così per molti giorni, se non settimane, anche in attesa delle squalifiche.
In tanti sono usciti dalla buca in lacrime, magari dopo aver visto un proprio amico prendere un pugno o un calcio. Che poi ai fucecchiesi si sono aggiunti i non fucecchiesi (albanesi e senesi n.d.s.), che non hanno gli stessi "fresi" inibitori dei primi. Perché fra persone che si conoscono oltre un certo limite non si va e magari dopo essersi messi le mani in faccia si fa pace e tutto riparte come prima. Ma non può essere così quando in Buca ci sono i "infiltrati", che vanno lì non per sperare di vincere il Palio ma per sfogare in maniera malsana la propria aggressività. E allora, fra ciò che gli organizzatori dovranno valutare, c'è appunto questo: se il Palio di per sé è una manifestazione che "risolleva" la tensione e accende gli animi, perché aggiungerci (magari col pass) che poi fanno il bello ed il cattivo tempo? Nei bar, come ai capitelli o sui social network, la discussione è partita già prima che il Palio finisse. L'idea che il Palio si "autogestisca" anche a livello sanzionatorio ci può stare, ma finchè si parla di sanzioni paliesche. Perché la Buca non è un luogo avulso dal mondo, non è una Repubblica a parte dove vale tutto. Senza contare che oggi ci sono migliaia di telefonini che contemporaneamente possono riprendere un determinato fatto e darlo in pasto lla "rete", come è successo col video della scazzottata a fine corsa, all'altezza dell'ultima curva. Non è più possibile pensare, in un modo totalmente interconnesso, che ciò che accade in Buca rimanga in Buca. Controllare oggigiorno il flusso della comunicazione - purtroppo o per fortuna - è come provare a togliere l'acqua dal mare con la forchetta.






La Nazione - Cronaca di Fucecchio

Fucecchio lì, Lunedì 21 maggio 2018. Pagina V

Speciale Palio Fucecchio - La carriera

Samo torna a vincere il cencio ma in buca finisce a pugni

Il cavallo rossoblù senza rivali. Alta tensione prima e dopo la gara

Servizio di
Johara Camilletti


FUCECCHIO - IL PALIO 2018 ha il volto determinato di Valter Pusceddu: è lui con Quan King, il fautore della grande vittoria della contrada Samo. Con estrema freddezza e bravura ha saputo interpretare nel modo giusto il cavallo toccato in sorte ai rossoblùregalando così alla contrada di Monica Cespoli e Eros Falce la seconda vittoria della loro storia. Samo infatti non vinceva dal 2011 ed aspettava da tempo di riportare il cencio in contrada. Un palio combattuto, ricco di colpi di scena e momenti di tensione dall'esclusione di Torre, accolta con amarezza dai biancocelesti, fino ai tafferugli tra diverse contrade, il tutto condito da una pioggia che ha tormentato la buca a momenti alterni. Prima di arrivare alla finale la buca d'Andrea ha vissuto un pomeriggio ricco di avvenimenti. La prima batteria è partita in ritardo, intorno alle 16:50, con Querciola insieme a Contestetou-Coghe, San Pierino rappresentata da Simone Mereu e Red Riu, Borgonovo con l'esordiente Simone Fenu e Pressing de Mores, Samo con Pusceddu e Quan King, Porta Bernarda con Farfadet du Pecos montato da Ricceri e Torre con Adrian Topalli e Resta. Proprio Resta si è mostrato irrequieto al Canape e il mossiere Bircolotti ha chiesto l'intervento del CdA per garantire la salute degli animali.
ALLA FINE, dopo aver provato a far partire tutti senza successo, è arrivata la sentenza: il cavallo di Torre è escluso dalla corsa. Adrian e Resta, insieme al gruppo stalla biancoceleste hanno percorso la pista a piedi raccogliendo applausi da tutte le contrade. Le lacrime di Adrian, portato in spalla dai suoi, hanno commosso tutti. Partita la batteria schizza in testa san Pierino, la corsa è avvincente e tutti riescono a dire la loro. Passano san Pierino, Samo, Borgonovo, Porta Bernarda, fuori Querciola. Seconda batteria con sant'Andrea rappresentata dal vincitore dell'ultima edizione Gavino Sanna con Ungaros, Botteghe con Mari e Uired, Ferruzza con Carlo Sanna-fratello di Gavino- con Unico de Aighenta, Cappiano con Bruschelli e Brigantes, Massarella con Zedde e Quarzo blu, Raimonda, con Bartoletti e Tidoc. Cappiano è di rincorsa ma non è facile gestire la situazione. Gavino parte alla grande e non perde mai terreno, passano Sant'Andrea, Botteghe, Massarella, Porta Raimonda. Fuori Ferruzza e Cappiano, protagoniste di una corsa combattuta; sembra infatti che Cappiano abbia ostacolato Ferruzza in corsa tenendogli le briglie.
PER QUESTO motivo sono seguiti momenti di concitazione tra i contradaioli, tanto che è entrata in azione la sicurezza. Nella giornata di ieri infatti la sicurezza è dovuta intervenire in diversi momenti per riportare l'ordine. La finale è partita intorno alle 19 con San Pierino, Samo, Borgonovo, Porta Bernarda, Sant'Andrea, Botteghe, Massarella, Porta Raimonda. Due coppie di rivali in pista, una situazione complessa e una mossa difficile da gestire anche per l'esperto starter Renato Bircolotti. Alla fine la corsa è andata liscia e i contradaioli rossoblu sono corsi sotto al palco per prendersi il cencio di Marco Neri tra le lacrime di gioia e la commozione.





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Il Tirreno - Foto by Il Tirreno (Agenzia Sestini)
Gonews - Foto by Veronica Gentile





Programma Passeggiata storica MMXVIII




BORGONOVO
Scudo Borgonovo

STOFFE PREGIATE E GIOIELLI PREZIOSI
NELLA SECONDA METÀ DEL XV SECOLO

In questi anni assistiamo allo sviluppo di quello che oggi potremmo chiamare "settore di lusso", poiché la varietà ed il pregio di abiti e gioielli era sicuramente un indicatore dell'elevata condizione sociale.

Nella seconda metà del secolo le persone che potevano permettersi un alto tenore di vita desideravano i tessuti più lussuosi, influenzandone addirittura la produzione. I damaschi, i broccati, i velluti erano tra i preferiti, e, quando erano destinati ad una clientela particolarmente raffinata ed esigente, erano impreziositi da fili oro e argento.

Il mercato di gioielli e pietre preziose, d'altronde, andava di pari passo con quello delle stoffe, poiché essi rappresentavano un elemento di distinzione sociale ed economica. Le gemme venivano abbinate con abbigliamento e acconciature: le pettinature delle donne, per esempio, erano realizzate appositamente per lasciare scoperte le orecchie, che venivano adornate con eleganti orecchini, e le scollature imposte dalla moda, lasciavano protagoniste grandi e preziose collane. L'importanza che i gioielli conferivano a chi li indossava, presto fu allargata ad immagini ed icone sacre della religione come ad oggetti personali che dovevano essere impietrositi.

La parte iniziale della passeggiata vuole dare spazio alle insegne di Contrada, il Portascudo e Portabandiera, contraddistinte dallo stemma e dai colori bianco e rosso, seguite dagli emblemi della corsa, casacca e zucchino, che precedono il Gruppo Musici e Sbandieratori.

La seconda parte dà spazio alla messa in scena del tema della sfilata. Con il primo quadro viene rappresentato in particolare il momento della vendita di stoffe e di gioielli pregiati in una bottega dell'epoca, a conduzione familiare, dove i signori si recano per acquistare le merci di lusso. Nella bottega, i due genitori pensano alla vendita dei prodotti e ad accogliere i ricchi clienti, mentre i due figli fungono da aiutanti, per imparare il mestiere che un giorno dovranno portare avanti. Il secondo quadro, invece, dimostra come venivano impiegati e sfoggiati sia i tessuti che le pietre preziose.

Possiamo notare lo sfarzo e la preziosità in ogni dettaglio e oggetto, dagli abiti, sia maschili che femminili, agli oggetti più semplici come i bauletti che contengono i denari.


BOTTEGHE
Scudo Botteghe

LAVARSI...CHE PECCATO!


La storia dell'igiene personale, non segue un percorso lineare nel corso degli anni. Nel 1500 il concetto di igiene mutò radicalmente, il cristianesimo, infatti, imponendosi di rompere con gli usi e i costumi romani, dichiarò la pulizia personale un lusso, che portava al peccato.

La Contrada Le Botteghe mette in scena spaccati di vita quotidiana di questo periodo storico, dove si diffusero una serie di pratiche igieniche che riguardavano tutta la popolazione, con piccole distinzioni tra la classe sociale più agiata e il popolo. Solo le mani e la bocca venivano lavate con acqua, spesso allungata con aceto o vino...

Il bagno era una pratica rischiosa, quindi un operazione da non fare frequentemente e con grande precauzione, per questo motivo il bagno "annuale", praticato dai più virtuosi, veniva fatto prevalentemente nel mese di Maggio, in coincidenza dei matrimoni che avevano luogo a Giugno. La plebe, non disponendo di vasche vere e proprie, era costretta a usare botti piene d'acqua in cui si lavava l'intera famiglia; inoltre nel popolo per combattere l'attacco dei pidocchi veniva usata la pratica del taglio dei capelli, usando forbici simili a cesoie.

Nella vita quotidiana ciò che contava non era lavarsi, ma per "apparire" puliti, i nobili indossavano indumenti bianchi che venivano cambiati frequentemente, allo stesso tempo anche i ceti inferiori avevano le solite abitudini, ma dovevano accontentarsi di materiale meno costoso.

A causa di queste cattive abitudini, che presero sempre più campo, i parassiti pullulavano, ma erano sopportati con grazia: nel galateo si consigliava ai nobili di accettarli come cosa naturale, ma comunque di non grattarsi in presenza di altra gente. Il profumo entrò necessariamente nella toilette di uomini e donne, ritenendo che, oltre a coprire cattivi odori, avesse anche una azione disinfettante. Le strade, infine, venivano appestate dai fetori provenienti dai pozzi neri, tutto questo poi finiva nei corsi d'acqua, che molto spesso veniva usata per bere e lavarsi... motivo principale per cui periodicamente esplodevano epidemie che falcidavano la popolazione senza pietà, ma senza scalfire l'assurda convinzione comune che lavarsi fosse la causa di tanta tragedia.




CAPPIANO
Scudo Cappiano

1551 CAPPIANO CENTRO AMMINISTRATIVO DI UN LATIFONDO MEDICEO: LA PESCA PRINCIPALE FONTE DI REDDITO


Dopo il rifacimento del Lago da parte di Cosimo I, Granduca di Firenze, Apollonio Baldovini venne delegato dagli Ufficiali della Grascia a svolgere la funzione di Provveditore del Lago nella sede di Cappiano. La pesca fu regolamentata da bandi e norme restrittive a favore dell'Ufficio della Grascia: i pescatori dovevano richiedere una licenza al Provveditore che registrava i nomi di coloro che possedevano l'autorizzazione. Tutto il pescato, anguille, lucci, e tinche dovevano essere venduti soltanto al Provveditore. Le Le guardie del Lago non riuscivano a contenere il diffondersi della pesca di frodo; numerose furono le condanne di chi era sorpreso a pescare senza l'apposita licenza oppure a vendere il pesce di contrabbando direttamente ai pesciaioli. Rappresentiamo le due techinche di pesca:

I pescatori che praticavano la tecnica della LIMA

usavano gli ami (amonetti per le tinche) attaccati a fili di un metro, a sua volta legati un lungo cordone che stendevano nel Lago. I lucci si pescavano con gli amoni attaccati ad una lenza fissata ad una canna che veniva infilata nel letto del lago. Per galleggiante un pezzetto di biodo (pianta palustre).
Chi praticava la tecnica della MAGLIA (reti) usava il tramaglio e il bertivello: una rete a budello tessuta con una specie di ago e sostenuta da cerchi di legno.
L'arte della pesca si tramandava all'interno delle famiglie; le donne tessevano la rete del bertivello, i ragazzi raccoglievano il legno per i cerchi e gli uomini costruivano i bertivelli.
In alcune filze dell'archivio storico del Comune di Fucecchio abbiamo recuperato preziose notizie sul trattamento del pesce. In occasione della solennità di san Giovanni Battista, per omaggiare il Granduca, era abitudine inviare a Firenze una quantità di pesce cotto e marinato.
Per la cottura usavano stipa e "frasconi", poi il pesce veniva marinato con olio, aceto e mortella (pianta palustre).
Uno scritto datato 24 giugno 1551 rivela la metodica utilizzata per la spedizione del pesce a Firenze che veniva collocato in corbelli e coperto con tele. Questi importanti documenti, ripresi dall'archivio storico di Fucecchio ci riportano informazioni reali sul legame che esisteva tra Fucecchio e il Granduca e nello stesso tempo, la puntuale cronologia delle spese per l'acquisto degli ingredienti, ci svelano l'esatto procedimento per il mantenimento del pesce.

FERRUZZA
Scudo Ferruzza

1471-73 - LORENZO IL MAGNIFICO A FUCECCHIO


La sfilata della Contrada Ferruzza vuole rappresentare l'arrivo a Fucecchio nell'Aprile 1471 di Lorenzo de' Medici, il Magnifico. Immaginiamo il suo ingresso con il gonfalone recante l'arme de' Medici, la scorta armata e il palafreniere con il cavallo di Lorenzo. Vengono ad accoglierlo ed omaggiarlo gli Anziani rappresentati del governo del Comune, coppie di nobili fucecchiesi cui seguono il pievano con alcuni rappresentanti del clero.

Dal momento della sua visita, Lorenzo si occupa sempre più spesso del castello di Fucecchio ed entra in possesso di diverse proprietà tra cui una fornace di mattoni. Lorenzo si fa quindi promotore nel tempo di una serie di opere a beneficio del paese. Tra queste la realizzazione di un "Oriuolo" collocato in un "casuccio" in muratura con una croce in ferro sul tetto e usci per proteggerlo dalla pioggia che fu collocato in un punto imprecisato della attuale piazza Vittorio Veneto. Il Magnifico sarà promotore, inoltre, della ristrutturazione di parte delle opere difensive della città sfruttando la produzione di mattoni della fornace di sua proprietà in Fucecchio. Vediamo quindi alcune maestranze dedicate a queste opere e le donne che li rinfrancavano con otri d'acqua.

Sfilano poi i popolani del contado legati alla famiglia Medici tra cui un legnaiuolo e padulani con doni di pesce e uccelli. C'è poi una serva, come era in uso, che lavora in un albergo gestito da un membro della famiglia Medici.

Segue una piccola folla di curiosi fata di donne, bambini e alcuni mendicanti speranzosi di incontrare la generosità del Magnifico. Emergono le connessioni tra i Medici, Fucecchio e le terre di questa Contrada: gli interessi di natura economica legati alle proprietà e le attività legate al padule oltre alla nota vicinanza della famiglia fioretina al culto mariano e quindi alla Madonna della Fonte Ferruccia.



MASSARELLA
Scudo Massarella

LA VENDEMMIA NEL 1700 TRA IL PADULE E LE CERBAIE


Il corteo storico dell'Antica Contrada Massarella si apre con i porta insegne: per prima la bandiera, poi lo scudo. Segue il capitano, la coppia di nobili e le damigelle che, vestite di rosa e di azzurro, portano la casacca e lo zucchino. Il gruppo musici e sbandieratori introduce il tema della sfilata: La vendemmia nel 1700 tra il Padule e le Cerbaie.

Un proverbio contadino dice: "Agosto matura e Settembre vendemmia". La vendemmia, infatti, avveniva generalmente in settembre. Era un momento di festa per la campagna; il lavoro, gli sforzi e i sacrifici venivano ripagati dall'aria allegra che si respirava. Alla raccolta dei grappoli dei tralci della vite, seguiva la pigiatura delle uve: ragazze con ampie gonne, pestavano l'uva che gli uomini trasportavano dal vigneto in grandi ceste. Dalla pigiatura si otteneva il mosto, un prodotto senso e torbido che veniva messo nei tini nei quali avveniva il fondamentale processo della fermentazione alcolica degli zuccheri. Il ricavato della fermentazione veniva lavorato in modo tale da dividere la parte liquida dai residui solidi, costituiti dalle bucce e dai vinaccioli dell'uva. La prima, nonché il nostro vino, veniva introdotta nelle damigiane dove riposava per qualche mese prima di poter essere imbottigliata e gustata; la seconda, invece, veniva utilizzata per la produzione della grappa.

La Contrada Massarella ha deciso di concentrarsi, in particolare, su alcune fasi della vendemmia sopra descritta: la raccolta, la pigiatira, la messa del vino nelle damigiane e l'imbottigliamento.



PORTA
Scudo Porta Bernarda

BERNARDA

LA FAMIGLIA SIMONETTI: SER BERNARDO E DONNA VANNA E LA DIFESA DEL CASATO DOMUS BERNARDI

La Contrada prende il nome da una delle più importanti porte medievali e l'omonimo nome "Porta Bernarda" sembra derivare dal nome di "Bernardo". personaggio appartenente ad una delle due famiglie più potenti di Fucecchio, tra il 1200 e il 1300: la famiglia Simonetti. È da qui che la Contrada di "Dominus Bernardo" riproduce uno spaccato dell'omonimo Casato. Con l'insegna e le Bandier ufficiali di Contrada si apre il quadro dedicato alla famiglia Simonetti.

Il porta stendardo annuncia l'arrivo del gruppo Musici e Sbandieratori. Paggi e damigelle fanno da cornice all'entrata della famiglia Simonetti: Ser Bernardo e donna Vanna accompagnati dai fratelli Carlo e Piglio con le rispettive consorti.

Damine annunciano la conclusione del quadro con bambini festanti accompagnati dalla nutrice di corte, uniti a benedizione dal frate confessore insieme ai notabili che sorreggono documentazione a denotazione appunto della storica famiglia.

Ad introduzione, in segno di pace e serenià, paggi sorreggono corone di alloro per accompagnare paggi maggiori che sorreggono l'uno la casacca e l'altro lo zucchino, a simbolo predominante della carriera che si disputerà, ed a protezione appunto del capitano del popolo a cavallo protetto da corpi armati. A difesa del casato di Domus Bernardo, si pone il capitano delle guardie protetto da sergenti, guardie maggiori e guardie minori. A chiusura paggi sorreggono bandiere e stemmi con i colori di Contrada.



PORTA
Scudo Porta Raimonda

RAIMONDA

TRA PROFANO E SACRO: RITI COLLETTIVI IN TEMPO DI CARNEVALE E DI QUARESIMA

Nel corteggio storico di quest'anno la Contrada Capitana Porta Raimonda vuole raccontare e mettere a confronto i riti, gli usi e i costumi di due periodi dell'anno liturgico cattolico; il Carnevale e la Quaresima. Il corteggio si apre con il porta insigne, gli alfieri con le bandiere e la coppia di nobili con i colori della contrada, Raimondo da Cadorna, capitano generale dei Guelfi, seguito da una coppia di alfieri portano le insegne, due bandiere realizzate con metodo antico e ricamate a mano. Segue la scorta composta dai cavalieri Attaviano Brunelleschi in azzurro e Bandino de' Rossi in giallo. Il gruppo Musici e Sbandieratori ci introduce la storia...

Tra Medio e Rinascimento, nei giorni precedenti il mercoledì delle Ceneri avevano luogo festeggiamenti collettivi che simboleggiavano il sovvertimento dei rapporti tra i sessi, dell'ordine sociale e naturale delle cose che si esprimeva soprattutto con il ricorso a mascheramenti. Affermando che "a Carnevale ogni scherzo vale", si vivevano giorni all'insegna della sgretolatezza, delle burle, delle mascherate danzanti, della gioia sfrenata.
Semel in anno licet insanire - si può ben essere folli una volta all'anno -, i ruoli sociali si invertivano: gli uomini si vestivano da donne e viceversa, i poveri da ricchi, i ricchi da accattoni o da giullari. Anche il clero prendeva parte a queste allegre bizzarrie attraverso "scherzi da prete", con lanci di castagnole e salsicce dagli altari.

Il Carnevale diventava quindi occasione di divertimento esagerato, di celebrazioni di matrimoni e di scorpacciate comunitarie, dove in previsione dell'astensione dai cibi veniva praticato un abbondante consumo di carni grasse soprattutto di maiale. A rappresentare tutta questa abbondanza e opulenza un uomo grasso a cavalcioni di una botte, si contrappone all'emaciata e smunta figura femminile che lo segue, simbolo della Quaresima e dei quaranta giorni scanditi da digiuni, rinunce, penitenze e riti collettivi. Per ricordare la caducità terrena, le fronti dei fedeli venivano segnate dai sacerdoti con la cenere; altra usanza era l'interramento in vaso dei semi delle vecce con le quali adornare i Sepolcri delle chiese il Giovedì Santo. Un fronteggiarsi simbolico e carico di significati in attesa dell'arrivo della Pasqua. La sfilata si chiude con alcuni bambini che nella piazza maggiore di Fucecchio, festeggiano bevendo vinsanto offerto loro dal sacerdote.



QUERCIOLA
Scudo Querciola

DONNA ALFONSINA ORSINI MEDICI: UNA DONNA AL POTERE

Il corteggio storico della Contrada Querciola si apre con la Comparsa Maggiore che esalta i colori di contrada grazie a sfarzosi costumi impreziositi da ricami di dorate foglie di "Quercia". Sfilano l'alfiere porta insegna e il porta targa che recano rispettivamente l'insegna e l'arma della Contrada. A seguire la marcia fiera e imponente del Capitano di Contrada che, scortato da due armigeri e dal fidato Barbaresco, lascia il passo al signore e alla madonna di Contrada: custodi e personificazione, con i loro abiti, dell'Arancio e del Verde. A chiudere i paggi recanti la casacca, lo zuccotto e il nerbo che hanno il potere di suscitare al contradaiolo ansie e speranze per la corsa del pomeriggio nella "Buca d'Andrea". Tutto il quadro è animato dai musici di Contrada che con il marziale rullo dei tamburi e l'argenteo squillo delle chiarine, precedono gli alfieri sbandieratori.

Nella seconda parte della sfilata viene rappresentato un episodio di storia vissuta a Fucecchio nei primi anni del XVI secolo: la stipula del contratto di acquisto del padule da parte di Donna Alfonsina Orsini Medici, neo cittadina fucecchiese. Una donna che, nonostante i ritratti storici l'abbiano sempre dipinta con poche luci e molte ombre, si mostra certamente come una donna di potere che nei primi anni del Cinquecento tira le fila e gli interessi della famiglia Medici. Una donna che "fa quello offitio che altra donna sarebbe impossibile, a pochi huomini facile".
Acquistò il Padule di Fucecchio con lo scopo di far eseguire lavori di drenaggio e guadagnare, per le povere popolazioni locali, nuovi terreni coltivabili risollevando in parte anche l'economia fucecchiese. Donna Alfonsina preceduta da coppie di nobili accompagnatori, appare a piedi al centro della scena fiera del contratto appena siglato nello studio del notaro Jacopo di Michele da Pistoia. In base agli accordi, le terre che fossero state bonificate, sarebbero passate un quarto alle comunità e per tre quarti ad Alfonsina, che si accollava le spese.
Chiude la passeggiata la popolazione contadina che, appresa la notizia, festeggia e si mostra speranzosa di poter accrescere il godimento dei frutti del proprio lavoro grazie alle terre sanate dalle acque palustri. Comincia per i contadini fucecchiesi una vera e propria età dell'oro.



SAMO
Scudo Samo

LE ORME DEL DESTINO: VIAGGIANDO NEL 1400

La Contrada Samo, quest'anno, ha sviluppato il vasto e sfaccettato tema del viaggio nel XV secolo. Partendo dal concetto secondo cui, fin dall'antichità l'esperienza del viaggio (dal latino "viaticus": ciò che riguarda la via) racchiude in sé sempre una meta figurata che va ben oltre il raggiungimento fisico di un intinerario, sono state prese in analisi tre delle principali cause per viaggiare nel 1400.
La passeggiata storica è suddivisa in tre quadri, ognuno dei quali volto a rappresentare uno dei sottotemi: matrimonio, pellegrinaggio e guerra.

Il quadro che apre la sfilata raffigura il viaggio di una sposa verso quella che sarà la sua dimora da coniugata. Oltre alla giovane sposa che, vestita sontuosamente, attraversa le strade principali della città in sella ad un cavallo, figurano i suoi genitori e i suoceri, rappresentanti del consenso di entrambe le famiglie, che la trasferiscono solennemente nella dimora coniugale in cui la attende il marito.
Il notaio, testimone giuridico dell'atto, recita ad alta voce la dote mostrata in pubblico per ostentare il proprio rango sociale.

Il secondo quadro è quello che rappresenta il pellegrinaggio (chiamato anche "viaggio dell'anima") a Roma, intrapreso soprattutto dal clero e da pellegrini devoti di ceto medio-alto.
I penitenti recano croci e chiavi a san Pietro, simboli di passione cristiana e devozione al Patrono della città, e percorrono l'intero tragitto, pregando secondo le Sacre Scritture che portano con loro. La processione è chiusa, come si conviene, dai gradi più elevati del clero.

Il terzo quadro raffigura un esercito che volge incontro ad una battaglia durante una guerra. In testa troviamo il capitano a cavallo scortato da due balestrieri, a cui segue la fanteria in marcia. In coda al gruppo un'accozzaglia di soldati di fortuna che, muniti di armi rudimentali, incedono con passo dissonante a quello dei commilitoni.
Il filo conduttore che unisce i tre quadri è la ricerca di qualcosa, il raggiungimento di un obiettivo personale che va dal cambiamento del proprio stato civile che segna l'inizio effettivo dell'età adulta come per la sposa al desiderio di gloria e libertà dei soldati che combattono per il loro popolo o al mero scopo di lucro dei mercenari, passando al bisogno di espiazione per tendere all'ideale di Assoluto dei pellegrini.
Il viaggio, quindi, altro non è che la trasposizione terrena di un percorso interiore, il sinolo equilibrato tra corpo e mente.



SAN
Scudo San Pierino

PIERINO

SPOSI A SAN PIERINO NEL 1300

La comunità di san Pierino - da piccolo borgo iniziale - si evolve e dà vita ad un agglomerato di contadini, agricoltori e pescatori, frutto dell'unione matrimoniale tra le famiglie locali.
Nel periodo medievale i matrimoni avevano motivazioni politiche ed economiche più che affettive ed erano il risultato di una serie di accordi tra famiglie, anche nell'ambito delle classi sociali meno abbienti, in modo che le unioni producessero scambi di beni e denaro.
I matrimoni non erano svolti in un solo giorno e sposarsi implicava una sequenza di fatti dilatati nel tempo per permettere di trovare accordi economici e non.
Le famiglie meno facoltose si affidavano spesso ai sensali, a parenti o amici per svolgere la funzione di mediatore, al cospetto del quale veniva formulato l'accordo in cui si specificava la dote della sposa, alla presenza dei rispettivi genitori.
La dote - ovvero l'insieme dei beni conferiti dalla famiglia della sposa - doveva essere proporzionata allo status della fanciulla e la sua entità era un indicatore della sua classe sociale.
Fra i contadini poteva essere in denaro, ma era anche diffusa l'abitudine di portare in dote al marito del bestiame o attrezzi utili al lavoro dei campi.
Gli altri beni - come le lenzuola, i grembiuli, la biancheria - facevano invece parte del corredo che la madre della sposa e la sposa stessa cucivano e portavano in dono allo sposo e alla sua famiglia.

L'età da marito della donna era molto precoce e venivano date in sposa giovanissime, spesso contro la propria volontà, a uomini maturi che cercavano di assicurarsi la discendenza.
L'influenza della famiglia era predominante; la giovane figlia non osava rifiutare di sposare colui al quale il padre o la famiglia l'avevano destinata e il suo compito principale era quello di generare figli.
Nel giorno del matrimonio era consuetudine che lo sposo attendesse la promessa sposa sul sagrato della chiesa con il sacerdote e la sposa era accompagnata da damigelle che spargevano petali di fiori per tutto il paese fino alla chiesa.
Poi si svolgeva la festa vera e propria che, nel periodo medioevale, durava tutta la giornata, a prescindere dalla classe sociale degli sposi, ed era all'insegna di canti e balli.
Al termine della festa veniva consegnato il lenzuolo agli sposi perché venisse esposto la mattina successiva alla prima notte di nozze.
Per non essere contestato infatti il matrimonio doveva essere consumato e si conservava il lenzuolo macchiato come prova del suo compimento e della purezza della sposa.

SANT'
Scudo Sant'Andrea

ANDREA

FUCECCHIO 1330: UN ANNO 'MEMORABILE'

Nel 1330 il comune di Fucecchio, che fino al 1314 era stata sotto il dominio di Lucca, si sottomise a Firenze, sottoscrivendo alcuni patti che gli lasciavano una notevole autonomia: era anche un tentativo di mettere fine alle discordie tra le principali famiglie Della Volta e Simonetti, spesso in lotta.
Nello stsso 1330, fu inoltre fondato il monastero sant'Andrea, costruito accanto all'antica omonima chiesa che si trovava nello spazio dove oggi si apre piazza Spartaco Lavagnini.
La fondazione del monastero di monache dell'Ordine di santa Chiara fu promossa dalla fiorentina Lippa Bostichi, che nel 1330 era da alcuni anni vedova di Vanne - Raggiabte della Volta.
Accanto alla sottomissione e alla pacificazione tra le principali fazioni, vi entrarono donne delle migliori famiglie, anche fiorentine: altro segno dell'alleanza dei fucecchiesi a Firenze.
Il monastero fu concluso intorno al 1334, e già il 17 gennaio "fra Pietro dell'Aquila" (ministro dei conventi di Toscana) ricevette le prime monache compresa Monna Lippa. Si procedette quindi all'escavazione di un pozzo e il 26 maggio il confessore, Monna Lippa e le altro monache bevvero un sorso d'acqua 'osannando alla Provvidenza del Signore'.
La Nobile Contrada Sant'Andrea intende rappresentare questo importante evento con i seguenti quadri:


Quadro I.
Il podestà e le autorià fucecchiesi. Podestà Marabotino dei Tornaquinci da Firenze. Notaio-cancelliere:Ranuccio di Guido da San Miniato, camarlingo: Orso di Baldo. Seguono gli armati.

Quadro II.
Le monache di sant'Andrea e i religiosi.
Le monache di sant'Andrea: la badessa Monna Lippa Bostichi, le suore: Paola nipote di Lippa, Taddea e Angiola sue cugine, Lisabetta Berti da Pietrasanta, Giulia da Bocca d'Elsa, Andreina da Firenze e Agata da Fucecchio; le serventi: Lucia da Cappiano e Caterina da Fucecchio. Seguono: la Badessa di Gattaiola di Lucca, il pievano di Fucecchio: Bonavolta dei Della Volta e quindi i frati francescani che dimoravano in san Salvatore.

Quadro III.
Gli ospiti fiorentini.
Fortebraccio e la moglie Francesca Bostichi e Dino Frescobaldi con la moglie Chiara, quattro ambasciatori.

Quadro IV.
La famiglia Della Volta.
Guidaccio di Raduccio con il Porta spada e il porta speroni, la moglie Altezza Frescobaldi, i i figli Pietro, Frescobalda e Giravolta ser Netto Mei (notaio) e suo cugino Cionellino di Pucciorino dei Gherardini Buoi, Talento di Perlerio dei Talenti, questi ultimi con le rispettive consorti.



TORRE
Scudo Torre

TORRE: UNA STORIA LUNGA MILLE ANNI (1018-2018)

Quest'anno la comunità di Torre festeggia il "Millenario". Per tale motivo la sfilata storica intende ripercorrere alcuni momenti salienti di questo lungo periodo storico.

Quadro I Nel primo quadro viene rappresentato l'inizio dell'undicesimo secolo quando, nel piccolo borgo rurale di Torre - chiamato all'epoca Villa Sancti Gregorii - era già presente il culto nei confronti di san Gregorio Magno, tanto è vero che dal nome dell'insigne Papa, che fu uno dei "Padri" dell'Europa medioevale, derivò il toponimo con cui si indicava, nei documenti storici, il territorio di Torre, fin dall'alba del secondo millennio dopo Cristo (1018).
Il contenuto del primo quadro è dunque prettamente religioso: un gruppo di fedeli, guidati da un sacerdote, indica chiaramente la devozione del popolo nei confronti del Santo che fu Papa e Dottore della Chiesa.

Quadro II Nel secondo quadro si presenta la leggenda legata alla Fonte di san Gregorio Magno, la cui esistenza è già attestata, storicamente, nel corso del duecento. In particolare viene evidenziato il "passaggio" leggendario del Santo che, in un momento di siccità e di moria del bestiame, fece sgorgare la sorgente miracolosa.

Quadro III Nel terzo quadro si passa alla storia più recente e più precisamente alla fine dell'ottocento, allorché avviene un fatto molto importante per l'intera comunità di Torre: la costruzione del primo campanile (distrutto nell'agosto del 1944 dai soldati tedeschi), che ha rappresentato un punto di riferimento per la frazione.
La torre campanaria era posizionata a destra della chiesa, ossia nel lato opposto al punto dove si trova adesso l'attuale campanile.

Quadro IV Nel quarto quadro si mette in evidenza il concorso del popolo nella costruzione di tale opera religiosa, così come ci è stato tramandato di generazione in generazione. I torrigiani trasportano le pietre necessarie per la costruzione del campanile. Vi fu una sorta di "catena umana" dal ponte del "Marabotti" in padule fino alla collina su cui sorge la chiesa parrocchiale.
Le pietre, provenienti dalla Valdinievole, vennero trasportate attraverso i corsi d'acqua palustri.
La Fonte e l'antico campanile rappresentano due elementi identitari per la comunità. Come hanno scritto alcuni "vecchi" torrigiani, «la calamita d'amore sta laggiù, nella valle, ad eternare i nostri ricordi: intorno alla Fonte e sotto il vecchio campanile».
Punti salienti della sfilata:
1) Devoti del santo Papa Gregorio Magno nel 1018 - Villa sancti Gregorii
2) Leggenda della fonte miracolosa di san Gregorio Magn
3) Costruzione del vecchio campanile di Torre.